Spumante di fine anno: questa è l’unica marca SENZA PESTICIDI (ed è la più conosciuta), secondo l’ultimo test italiano!

Un recente studio ha esaminato 12 diverse bottiglie di Asti Spumante, rivelando la presenza di tracce di pesticidi in quasi tutte le etichette analizzate. Nonostante i valori riscontrati siano sempre risultati conformi ai limiti di legge, alcune marche si sono distinte negativamente, mostrando concentrazioni più elevate rispetto ad altre.

Pesticidi nello spumante, se ne salva solo una ed è tra le più conosciute!

Durante le festività, lo spumante diventa il simbolo delle celebrazioni, soprattutto per i brindisi di fine anno. Tuttavia, un nuovo test condotto dal Salvagente riaccende i riflettori su una questione delicata che riguarda questo amato prodotto. L’analisi ha rilevato tracce di pesticidi in quasi tutte le bottiglie esaminate.

Il test ha preso in esame 12 bottiglie di Asti Spumante Docg, sottoponendole a rigorosi controlli di laboratorio per verificare la presenza di residui chimici.

I risultati? Solo una bottiglia è risultata completamente priva di pesticidi, ed è il Santero 958!

È importante però sottolineare che, nelle restanti 11, i residui rilevati erano tutti entro i limiti stabiliti dalla legge, rimanendo quindi conformi alle normative vigenti.

Gli esperti di Salvagente evidenziano:

“Nessuna sostanza rilevata supera il limite di legge, per cui tutti i vini presi in esame sono conformi, tuttavia sorprende il profilo funzionale dei pesticidi rilevati.”

Quali sono gli spumanti con più pesticidi (anche se sempre entro i limiti consentiti)?

Il Salvagente ha evidenziato criticità in particolare per quattro marche di Asti Spumante, nelle quali sono state rilevate quantità più elevate di pesticidi, sebbene sempre nei limiti consentiti dalla legge. Ecco i dettagli:

  • Fontanafredda Vintage ha ottenuto un punteggio di 3. Le analisi hanno rilevato residui di Metalaxyl (0,023 mg/kg), Dimethomorph (0,023 mg/kg), Fenhexamid (0,018 mg/kg), Boscalid (0,011 mg/kg) e due ulteriori tracce di pesticidi.
  • Rosa Regale Banfi, anch’essa con punteggio 3, ha mostrato la presenza di Boscalid (0,014 mg/kg), Metalaxyl (0,013 mg/kg), Dimethomorph (0,013 mg/kg) e cinque tracce aggiuntive.
  • Casaniere, con un punteggio di 4, ha riportato concentrazioni di Boscalid (0,020 mg/kg), Dimethomorph (0,015 mg/kg), Flupyradifurone (0,010 mg/kg) e quattro ulteriori tracce di pesticidi.
  • Sant’Orsola Liberty, anch’essa valutata con punteggio 4, ha evidenziato residui di Dimethomorph (0,024 mg/kg), Metalaxyl (0,018 mg/kg), Boscalid (0,015 mg/kg) e tre tracce aggiuntive.

Nonostante la conformità ai parametri di legge, queste marche si sono distinte negativamente per la maggiore presenza di residui chimici rispetto alle altre analizzate.

Quali sono i pesticidi rilevati nello spumante analizzato?

Il test ha evidenziato la presenza di alcuni residui chimici ricorrenti nello spumante, prevalentemente fungicidi. Tra i più comuni spiccano:

  • Metalaxyl, un fungicida sistemico che desta preoccupazioni per il suo potenziale mutageno e per i rischi ambientali associati.
  • Boscalid, appartenente alla famiglia degli Sdhi, il cui utilizzo è stato collegato a possibili rischi per le cellule in individui con Alzheimer o malattie respiratorie legate ai mitocondri.
  • Dimethomorph, impiegato per contrastare la peronospora. Pur non essendo considerato cancerogeno per l’uomo, rappresenta una minaccia per l’ambiente.
  • Fenhexamid, un fungicida noto per la sua tossicità verso gli organismi acquatici e per i suoi effetti dannosi di lunga durata.
  • Flupyradifurone, un insetticida alternativo ai neonicotinoidi, che anche a bassi livelli di contaminazione può alterare la sopravvivenza e il comportamento delle api.

Su Salvagente si legge:

“C’è sicuramente una ragione legata alla coltivazione della vite: i funghi – tra i principali la peronospora, l’oidio e la botrite – sono una delle problematiche di questa coltura, soprattutto legate al combinato disposto pioggia-siccità. È legittimo, però, il sospetto che i trattamenti fitosanitari effettuati con diverse molecole della stessa “famiglia” – ad esempio i fungicidi – potrebbero essere serviti per evitare di superare il limite di legge di un singolo pesticida.”

Nella maggior parte delle analisi, i residui individuati appartenevano alla categoria dei fungicidi, confermando il loro utilizzo diffuso nella produzione vinicola.

Fonte: Il Salvagente

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