La questione cruciale del “Bisfenolo A” è tornata all’attenzione della Commissione Europea, a distanza di cinque anni dall’ultima decisione volta a limitare l’esposizione dei consumatori a questa sostanza. L’obiettivo è chiaramente proteggere la popolazione da un rischio per la salute che è stato ormai ampiamente riconosciuto.
Dopo un lungo periodo di discussioni, opinioni contrastanti e ricerche controverse, sembra che si stia finalmente ponendo fine all’uso intenzionale di questo noto interferente endocrino in tutti gli imballaggi e materiali destinati al contatto con alimenti.
Pomodori pelati pieni di Bisfenolo A: i risultati preoccupanti del test tedesco
Mentre attendiamo ulteriori dettagli sulla portata esatta di questa iniziativa, una cosa è certa: i materiali utilizzati nell’ambito del contatto con il cibo, che comprendono plastica, rivestimenti, adesivi, inchiostri da stampa e gomme, saranno coinvolti sia nell’ambito domestico che in quello industriale. Interessante notare che, nonostante la misura, non potrà garantire l’eliminazione totale del BPA in materiali come carta e plastica riciclata utilizzati nell’industria alimentare.
Ciò è dovuto alla possibile contaminazione dei flussi di riciclaggio, poiché possono contenere materiali precedentemente inadatti al contatto con gli alimenti. Inoltre, la misura potrebbe interessare anche altre varianti di bisfenoli con proprietà di interferenza endocrina e tossicità riproduttiva simili a quelle del più noto Bisfenolo A.
Pomodori pieni di Bisfenolo A: su 20 marche ben 18 superano la dose giornaliera raccomandata (fino a 28 volte in più)!
Un punto fondamentale di questa nuova iniziativa è il drastico calo della dose giornaliera tollerabile di bisfenolo rispetto alla valutazione precedente. Si è abbassata di circa 20mila volte rispetto a quanto ritenuto sicuro in precedenza.
Questa decisione è giustificata dalle recenti valutazioni dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e degli Stati membri, che hanno raccomandato la limitazione dell’uso di oltre 30 bisfenoli a causa dei loro effetti potenzialmente ormonali o tossici per la riproduzione.
Alti livelli di BPA nei pomodori pelati, il test preoccupa i consumatori!
Una rivista tedesca, Oko-Test, ha effettuato un’indagine sulla presenza di BPA in confezioni di pomodori pelati prelevate dal mercato tedesco. I risultati rivelano una situazione preoccupante: su 20 confezioni testate, 18 (tutte confezionate in lattina) hanno mostrato livelli di BPA superiori alla dose giornaliera tollerabile stabilita da EFSA.
Questa valutazione è stata basata su un’ipotesi in cui una persona di 60 chilogrammi consuma 50 grammi di pomodori in scatola al giorno, pari a 350 grammi a settimana. Alcune marche hanno superato questi limiti fino a 28 volte, secondo le più recenti stime dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
Alcuni produttori hanno dichiarato che i loro imballaggi sono “BPA free”, senza utilizzare deliberatamente il bisfenolo A nel rivestimento interno. Tuttavia, sembra che questa sostanza chimica possa diffondersi nell’ambiente, il che solleva la domanda se provenga dal barattolo o dai pomodori stessi. Questa teoria, però, sembra poco probabile, poiché i pomodori pelati confezionati in vetro analizzati da Oko-Test risultano privi di contaminazioni da BPA.
Un Passo Necessario per tutelare la Salute dei consumatori
In definitiva, la questione è complessa e non esistono risposte definitive. Quello che è certo è che il BPA ha dimostrato di avere un impatto sul nostro sistema ormonale. Inoltre è ufficialmente classificato come tossico per la riproduzione nell’uomo. Un bando totale sembra essere il passo giusto per affrontare questo problema e proteggere la salute dei consumatori.
Fonte: Il Fatto Alimentare