Pasta, trovato glifosato in 4 marche italiane: tra le più amate dagli italiani!

Le notizie che sono arrivate in questi giorni per quanto riguarda le marche di pasta italiane contenenti il glifosato non sono di certo fake news. La conferma infatti è arrivata da uno studio condotto dalla rivista svizzera K-tipp che ne ha pubblicato i risultati dopo aver effettuato gli esami in laboratorio. Sono stati testati 18 pacchi di pasta tra cui 13 sono da agricoltura convenzionale e 5 invece da agricoltura biologica. Tra i vari marchi, 4 in cui sono state rilevate tracce di glifosato sono italiani.

Cos’è il glifosato? Perché si ritrova negli alimenti e quanto è pericoloso per la salute dell’uomo? Quali sono le marche di pasta italiane che lo contengono dallo studio svizzero?

Pasta, trovato glifosato in 4 marche italiane: tra le più amate dagli italiani

La rivista svizzera K-tipp, ha condotto uno studio per valutare la presenza di glifosato nella pasta. Ben 10 dei 13 prodotti testati hanno mostrato la presenza di residui di glifosato. E’ importante sottolineare che le quantità analizzate non sono alte e non superano i limiti di legge, ma comunque sia resta un problema perché si tratta sempre di sostanze dannose.

4 marchi di pasta italiani più importanti che molto spesso portiamo sulle nostre tavole sono i seguenti:

  • Agnesi (tagliolini)
  • Divella (spaghetti)
  • Garofalo (spaghetti)
  • Lidl Combino (tagliatelle) che non sono fortunatamente distribuite nei punti vendita italiani

Per quanto riguarda invece la pasta biologica, questa ha ottenuto ottimi risultati. Infatti, in nessuno dei 5 prodotti testati è stato trovato glifosato o altri pesticidi. I marchi di pasta italiani senza glifosato sono:

  • Combino Bio (spaghetti integrali) si trovano anche nei supermercati italiani della catena Lidl
  • Barilla (spaghettoni integrali e le penne integrali)

Glifosato: di cosa si tratta e quanto può essere pericoloso per la salute

Il sito dell’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) definisce il glifosato l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo. Dopo diverse analisi, la IARC di Lione lo ha classificato nel “gruppo 2A”, ovvero tra i probabili cancerogeni come lo sono: DDT, carni rosse e steroidi anabolizzanti. Per “probabili cancerogeni” si intende che ci sono prove significative sui test con animali, ma invece non ci sono prove sufficienti per dimostrare l’azione cancerogena nell’uomo.

Non essendoci abbastanza prove al riguardo, le autorità internazionali hanno predisposto dei livelli massimi di utilizzo e il divieto di usarlo in aree molto popolate. L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) al riguardo ha dichiarato che è improbabile che il glifosato sia cancerogeno per l’uomo, ma comunque sia ha emanato nuovi livelli di sicurezza e altri controlli più severi.

L’ECHA (Autorità europea per le sostanze chimiche) invece definisce il glifosato come una sostanza che può creare lesioni oculari e tossica per gli organismi acquatici. Non lo definisce cancerogeno, mutageno o tossico per l’uomo.

L’approccio al glifosato nell’UE e in Italia

Ogni Paese europeo presenta un approccio diverso all’utilizzo del glifosato: ad esempio, in Olanda è vietata la vendita di glifosato ai privati, mentre in Francia l’obiettivo è quello di eliminarlo del tutto.

Dal 2016, l’uso del glifosato in Italia è vietato nelle zone “frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili (giardini, parchi, campi sportivi e zone ricreative, cortili, aree gioco per bimbi, aree verdi interne a scuole e strutture sanitarie).

Fonte: ilsalvagente.it

Dottoressa in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione

Autrice e fondatrice di LaTuaDietaPersonalizzata.it. Laureata con lode in Scienze degli alimenti e della nutrizione umana presso la Seconda Università di Napoli ed esperta di salute, alimentazione e benessere.

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