La minaccia della peste suina africana si avvicina alle porte di Langhirano, nella provincia di Parma, rinomata per la sua produzione di Prosciutto di Parma Dop. Sebbene sia un argomento delicato, diventa sempre più evidente che l’area stia per passare da “zona sicura” a “zona a rischio elevato”, indicando un pericolo crescente. Questa transizione potrebbe rendere difficile la vendita all’estero, poiché altri paesi potrebbero esitare nell’acquistare prosciutti provenienti da zone colpite dalla malattia.
Con una prevista caduta delle esportazioni, i prezzi del prosciutto sul mercato interno potrebbero subire una flessione a causa dell’abbondanza di offerta. Alcuni osano persino ipotizzare la fine del Prosciutto di Parma, poiché le proiezioni per debellare la peste suina indicano una conclusione non prima del 2028, se tutto va bene.
Prosciutto di Parma a rischio per la peste suina? La situazione è gravissima!
Il 30 gennaio 2024, le autorità hanno lanciato l’allarme dopo il ritrovamento di carcasse di cinghiali selvatici a Borgo val di Taro, distante 65 km da Langhirano. Questo episodio, il primo nella provincia di Parma, ha generato preoccupazione per la prossimità del virus all’area celebre per la produzione di prosciutti. Il recente ritrovamento avvenuto due giorni fa in una località distante solo 10 km da Langhirano, patria del Prosciutto di Parma Dop, conferma i timori già presenti.
Questo disastro era prevedibile da almeno due anni, con la diffusione del virus dalla Liguria a sette regioni, causando la scoperta finora di oltre 1.855 carcasse di cinghiali e l’abbattimento di oltre 40.000 maiali in 9 allevamenti.
Il ruolo del consorzio del prosciutto di Parma
In questa situazione che si protrae dal gennaio 2022, il Consorzio del Prosciutto di Parma si è distinto per il suo scarso interesse, quasi trattando il problema come estraneo. Abbiamo già sollevato più volte questa questione, evidenziando l’atteggiamento passivo del Consorzio di fronte a un problema di tale portata. Due mesi fa, abbiamo scritto che “appena verrà trovata la prima carcassa di cinghiale morto a pochi chilometri dalle aree di stagionatura del prosciutto, scatteranno immediatamente i blocchi all’esportazione”.
Questo scenario si è ora verificato, ma nessuno sembra avere il coraggio di ammetterlo; nessun comunicato è stato emesso dai ministeri. Anche il Consorzio non ha rilasciato commenti, limitandosi a promuovere la partecipazione al Festival della Green Economy in un comunicato di pochi giorni fa.
Gestione delle amministrazioni
Il biennio 2022/2023 sarà ricordato per l’inattività dei commissari non preparati ad affrontare la peste suina, anche a causa della mancanza di fondi da parte dei ministeri. Quello che inizialmente era un problema circoscritto in una piccola area della Liguria si è poi diffuso in tutta la penisola.
Anche uno studente alle prime armi di veterinaria comprenderebbe la gravità della situazione e l’importanza di debellare immediatamente la peste, anche se è una sfida complessa. Tuttavia, l’approccio dei ministeri è stato inadeguato, causando danni gravi. Il risultato è che il futuro del Prosciutto di Parma sembra essere compromesso.
Aggiornamenti al 12/04/2024
Mentre si attende di sapere se le zone di restrizione saranno estese fino ad includere il comune di Langhirano e quali misure saranno implementate, basta guardare il crollo dei prezzi dei maiali vivi da macellare e delle cosce per capire quanto sia grave la situazione per la filiera del Prosciutto di Parma. Questo aggiornamento riflette il disastro della peste suina a soli 10 km da Langhirano.
Aggiornamenti al 17/04/2024
A partire dal 18 aprile, Langhirano sarà inserita nella zona di restrizione I e sarà soggetta a stretta sorveglianza, mentre la zona di restrizione II si estenderà. Questa decisione è stata presa dalla Commissione UE dopo il ritrovamento di una seconda carcassa a Varano de Melegari, sempre a una decina di chilometri dalla città.
Fonte: Il Fatto Alimentare