Granarolo, uno dei marchi più famosi ed apprezzati della nostra gastronomia, ha deciso di non produrre più latte fresco. I motivi sono molteplici, a cominciare dalla volontà di ridurre gli sprechi. D’ora in poi quindi, nel banco frigo del supermercato troveremo solo il latte pastorizzato a temperatura elevata, con scadenza fino a 10 giorni dal momento dell’imbottigliamento (a differenza di quello fresco vero e proprio che ne dura soltanto 6).
In tal modo, si spera, si ridurrà almeno in gran parte la quantità di latte che scade ancora nei negozi e nei supermercati prima di essere acquistata e quello che scade nel frigorifero domestico prima di essere consumato. Questo è il principale ma non unico motivo che ha spinto Granarolo a tale decisione: ecco gli altri.
Latte fresco, addio! Queste sono le marche che non troveremo più nei supermercati
La maggiore attenzione all’ambiente e la crisi economica che ha investito le famiglie italiane, ha spinto Granarolo, ma anche la Centrale del Latte di Calabria e la Centrale del Latte di Milano, a decidersi a non produrre più latte fresco ma solo latte pastorizzato ad alte temperature. Per quanto riguarda, nello specifico, Granarolo, la dicitura “latte fresco pastorizzato di alta qualità” verrà sostituita con “latte pastorizzato a temperatura elevata ottenuto da latte crudo per l’alta qualità”.
Altre motivazioni tuttavia, hanno contribuito al cambio di rotta, ovvero:
- i consumatori preferiscono comprare il latte con la scadenza più lontana possibile dal giorno dell’acquisto
- andare incontro alle esigenze delle famiglie, in difficoltà a causa del carovita che si è verificato a causa dei motivi che tutti conosciamo bene. Un latte che dura più giorni integro, eviterà anche uno spreco di denaro da parte dei consumatori.
Latte nei supermercati: meno plastica nelle confezioni, ma stesso gusto e stessi valori nutrizionali
L’occhio di riguardo di Granarolo nei confronti della natura, si allargherà non solo alla scadenza prolungata ma anche alle confezioni del latte prodotto. Esse saranno composte dal 13% in meno di plastica rispetto ad oggi. Il tappo inoltre, grazie ad un innovativo sistema di apertura/chiusura, permetterà di impiegare il 30% in meno di materia prima. Una precisazione è d’obbligo tuttavia: i cambiamenti sopra elencati non mineranno per nulla la qualità del latte che beviamo. La provenienza resterà tassativamente da allevamenti italiani, mentre quantità di carboidrati, proteine, calcio e grassi rimane identica. Esattamente come il gusto.
Possiamo stare tranquilli quindi: berremo sempre latte buono e sano come siamo stati abituati a fare fino ad ora, ma con una scadenza prolungata per abbattere gli sprechi alimentari.
Fonte: Il fatto alimentare