Rifugiati e bambini sfruttati nei campi di nocciole per fare la Nutella

Parecchie aziende multinazionali come la Nutella e molte altre si rivolgono alla Turchia per l’approvvigionamento di nocciole. Infatti la Turchia produce il 70% di tutto il raccolto mondiale di questi frutti.

Purtroppo però tutta questa produzione abbondante e la ricchezza che ne deriva per lo stato, non è dovuta soltanto alla posizione ideale in cui si trova il paese, ma anche dalle condizioni di lavoro molto negative, al limite della schiavitù, a cui sono costretti i lavoratori. Le paghe sono molto basse e gli orari sono da sfinimento, sette giorni alla settimana per dieci – dodici ore al giorno.

L’ultimo grido d’allarme è arrivato dal New York Times, nella persona dell’inviato David Segal che in questa ultima inchiesta è riuscito a documentare la realtà di lavoro dei rifugiati siriani che si trovano vicino al Mar Nero, dove c’è la più grande produzione di nocciole al mondo.

La raccolta delle nocciole che finiscono nella Nutella

Le 600.000 piccole o piccolissime aziende artigianali, spesso a livello familiare, si dividono il grande bottino della raccolta di nocciole. Piccole aziende che non hanno abbastanza braccia da adoperare e che si rivolgono alla manodopera che costa poco. Tutto questo sarebbe ancora tollerabile, se non fosse che tra le aziende ed i lavoratori ci sono gli intermediari, quelli che procurano lavoratori alle aziende. Anche loro guadagnano in questa rete, proprio come succede spesso in Italia, per il raccolto dei pomodori nelle aziende del Sud.

Alla fine la paga che arriva al lavoratore è davvero irrisoria, come si diceva, al limite della schiavitù. La paga minima stabilita dovrebbe essere 15 euro al giorno, ma togliendo a questa cifra la parte per gli intermediari, le spese di trasporto e di soggiorno nel paese di raccolta, rimangono a stento 8 euro al giorno.

Occorre aggiungere che i lavoratori sono spesso rifugiati siriani, senza alcun permesso di soggiorno e che quindi non hanno neanche la possibilità di protestare o di pretendere alcun che. Vengono fatti lavorare sette giorni alla settimana dall’alba fino a sera inoltrata, su pendii anche molto pericolosi, soprattutto per i bambini, che sono presenti con una buona percentuale tra i lavoratori gravemente sfruttati in Turchia.

La BBC si è interessata al problema più volte

L’inchiesta della Bbc non ha avuto grande rilevanza, eppure avrebbe dovuto suscitare un certo scalpore. Gli argomenti dell’inchiesta sono stati proprio il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori in Turchia in relazione al colosso industriale della Ferrero.

Infatti è proprio questa azienda il cliente principale delle nocciole turche, infatti ha comprato anche il gruppo Holtan di Trebisonda che ha 5 stabilimenti in Turchia. La Bbc sta tenendo d’occhio questa ed altre situazioni simili e cerca di tenere desta l’opinione pubblica.

Purtroppo gli interessi che ci sono in gioco sono davvero molto alti e le cose non cambiano mai. Soltanto i consumatori possono fare la differenza, scegliendo prodotti che arrivano dall’agricoltura sostenibile.

Mi piace scrivere, anzi, è una vera e propria passione che mi fa compagnia dall’infanzia. Ho studiato al conservatorio di musica dell’Aquila, poi ho fatto altri corsi specialistici su temi speciali, come il turismo, l’insegnamento, la filosofia, il marketing, le religioni. Ho scritto un libro, ne sto scrivendo un secondo e ho vari blog su internet e pagine Facebook. L’altra mia passione è la radio, nella quale ho lavorato per più di vent’anni e collaboro tuttora.

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