Nelle cucine italiane il dado è presente ormai da parecchi anni, come supporto per la preparazione del brodo, o come aggiunta nelle zuppe, nei brasati, negli stracotti, nello spezzatino. Fu inventato nel 1850 dal barone Von Liebig, il quale ne avviò anche la prima produzione industriale.
Esistono pareri contrastanti sull’uso del dado da cucina, alcuni lo demonizzano, altri lo esaltano. Ma qual’è la verità? Questo famigerato dado, che ci ricorda il sapore della “minestrina” fatta in fretta alla sera, quando non c’è tempo di fare altro, è davvero così dannoso?
Cosa contiene il dado da cucina
- Contiene glutammato, che per alcuni provoca reazioni allergiche.
- Contiene troppo sale, alza la pressione, fa male al cuore.
- Presenta troppi grassi, predispone all’obesità.
- E’ un alimento di scarsa qualità, per via degli scarti utilizzati nella lavorazione.
Dado da cucina: fa davvero male?
Per capire se il dado da cucina che utilizziamo per i nostri brodi e le nostre ricette faccia davvero male alla salute, dobbiamo analizzare gli ingredienti uno per volta.
1. Glutammato di sodio
Il glutammato non è un demone, ma è un semplice amminoacido presente in natura in molti alimenti: i pomodori, la soia, le alghe, il latte, i funghi. Non è un elemento chimico realizzato in laboratorio, ma è stato estratto ed isolato dai vegetali in cui è presente. Qualcuno lo accusa di provocare la “sindrome da ristorante cinese“, perché nei piatti di questi ristoranti è presente abbondantemente.
Ma in un piccolo dado da cucina la quantità presente non ha mai provocato allergie a nessuno. Non esiste letteratura scientifica che possa dimostrare la sua pericolosità alle dosi utilizzate. Bisogna leggere le etichette! Qualche volta i produttori, per poter scrivere che hanno usato meno sale, usano più glutammato. Ma siccome gli ingredienti vanno elencati da quello presente in maggior quantità, via via verso quello in minore quantità, occorre controllare che il glutammato si trovi alla fine dell’elenco, e non all’inizio.
2. Sale
La quantità di sale presente nel dado da cucina sarebbe responsabile di rischi per l’ipertensione. C’è da dire che negli ultimi anni i produttori di dado hanno decisamente ridotto la quantità di sale presente, optando per la scelta di una migliore qualità degli alimenti di origine vegetale o animale dai quali il dado ottiene il suo sapore.
Occorre scegliere dadi di buona qualità, meglio se biologici, con l’elenco degli ingredienti ben visibile e leggibile, in modo da capire se ci sono abbastanza elementi naturali rispetto a quelli chimici o industriali.
In ogni caso, se una persona sta attenta alla quantità di sale che utilizza in un piatto, starà attento anche alla quantità di dado che mette nel brodo, e non è certo un piccolo dado a fare la differenza. Certamente, se poi in cucina si ha l’abitudine di mettere il dado dappertutto, allora potrebbe crearsi un serio problema.
3. Grassi
L’accusa è che il dado di carne venga prodotto con scarti di lavorazione delle carni e con molto grasso. Anche qui chiaramente il buon senso ci farà scegliere un tipo di dado che possa darci delle garanzie sugli ingredienti utilizzati. In ogni caso, se non si sceglie proprio un prodotto scadente, non ci sono più i grassi idrogenati di una volta, e neanche strutto o lardo nella lavorazione del dado di carne.
In un cubetto di dado che pesa più o meno dieci grammi, il grasso presente non supera i due grammi, e va considerato che il dado viene disciolto in qualche litro d’acqua, dunque un contenuto quasi trascurabile. Infine, se proprio si temono tanto i grassi, si può scegliere il dado vegetale.
4. Scarsa qualità
L’ultima accusa si riferisce al fatto che nel dado da cucina gli ingredienti sono ridotti in polvere ed emulsionati insieme, in modo tale che non si possa riconoscere se si tratta di ingredienti di scarsa qualità, scarti di lavorazione e cose di questo tipo.
Certo, a questa accusa non si può portare nessuna difesa congrua, a meno che non si conoscano personalmente i produttori! Ma questo vale per tutto quello che quotidianamente acquistiamo: sottilette, formaggini, vaschette di sughi pronti, salse barbecue e persino le simil – cotolette di pollo che si acquistano già pronte.
Un consiglio?
Rimettiamoci il grembiule e prepariamo i nostri piatti con ingredienti sicuri e controllati, possibilmente freschi e da coltivazione biologica, così saremo più tranquilli. Ma se questo non fosse possibile, in Italia si può sempre contare su forze dell’ordine veramente presenti ed efficaci, a partire dalla Finanza a continuare con i NAS, e se ci sono in commercio alimenti dannosi per la salute, state certi che non ci resteranno a lungo.