Caffè in cialde: pesticidi, acrilammide e furani in tutte le marche | A salvarsi è solo 1 su 21 (e la trovi da Lidl)!
Un recente test condotto in Germania ha svelato un dato preoccupante: la maggior parte delle cialde di caffè analizzate contiene tracce di pesticidi e sostanze contaminanti potenzialmente pericolose per la salute. Su 21 campioni esaminati, solo uno ha superato la verifica risultando privo di tali agenti nocivi.
Caffè in cialde: pesticidi, acrilammide e furani in tutte le marche | A salvarsi è solo 1 su 21 (e la trovi da Lidl)!
Anche in Italia, nonostante la consolidata tradizione della moka, le capsule e le cialde di caffè stanno guadagnando sempre più terreno. Proprio su quest’ultimo formato si è concentrata una recente indagine tedesca che ha messo in evidenza alcune problematiche legate a questi prodotti, in particolare per la presenza di sostanze potenzialmente dannose e la scarsa trasparenza lungo le filiere produttive.
L’analisi ha riguardato 21 tipi di cialde, tra cui sei con certificazione biologica, con prezzi variabili tra i 9 e i 24 centesimi per unità. Anche se la maggior parte dei marchi è di origine tedesca, alcuni sono disponibili anche sul mercato italiano.
Diversi laboratori hanno collaborato per analizzare i campioni di caffè, focalizzandosi sulla presenza di sostanze nocive e sulla qualità complessiva del prodotto. Tra gli aspetti esaminati:
- Acrilammide: un composto che si forma durante la tostatura e che è sospettato di avere effetti cancerogeni.
- Pesticidi: sono stati rilevati residui di pesticidi come glifosato, acetamiprid e ciproconazolo.
- Oli minerali: la presenza di residui di idrocarburi aromatici di oli minerali (MOAH) è stata esaminata.
- Ocratossina A: una tossina prodotta da alcuni funghi, che può rappresentare un rischio per la salute umana.
- Furani e metilfurani: composti che si sviluppano durante la tostatura, noti per gli effetti nocivi a lungo termine sul fegato.
- Purezza del caffè: per i prodotti etichettati come “100% Arabica”, si è verificata la presenza della varietà Robusta, meno pregiata.
- Valutazione sensoriale: esperti hanno giudicato l’odore e il sapore del caffè preparato con le cialde.
- Condizioni di coltivazione: sono stati valutati i metodi utilizzati nei Paesi d’origine del caffè per verificare il rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali.
- Trasparenza: è stata esaminata la tracciabilità delle filiere produttive, con particolare attenzione alla lotta contro il lavoro minorile, la discriminazione e l’uso di pesticidi pericolosi.
Il test e la rivelazione: quali sono i prodotti migliori e peggiori sul mercato?
Tra le 21 cialde di caffè sottoposte a test, solo una ha ottenuto un giudizio positivo, classificandosi come “buona”. A sorprendere è il fatto che si tratti della cialda biologica della linea Fairglobe di Lidl, anche se questo prodotto non sembra essere disponibile nei negozi Lidl in Italia.
Le altre cialde testate hanno mostrato diversi problemi, principalmente legati all’elevata presenza di acrilammide, furani e residui di pesticidi. Questi contaminanti sono stati rinvenuti anche in alcune cialde con certificazione biologica. Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la rilevazione di tracce di glifosato, un pesticida vietato nell’agricoltura biologica, che potrebbe essere entrato nei prodotti a causa di contaminazioni accidentali da campi vicini coltivati in modo convenzionale.
Inoltre, il test ha evidenziato la presenza di acetamiprid, un insetticida noto per la sua tossicità verso le api, e di ciproconazolo, un fungicida considerato dannoso per la riproduzione umana. Quest’ultimo, peraltro, non è più autorizzato nell’Unione Europea.
Anche i furani e i metilfurani, rilevati in tutte le cialde esaminate, sono risultati particolarmente preoccupanti, con livelli considerati “elevati”. Questi composti sono noti per i loro potenziali effetti tossici, in particolare sul fegato, e a dosi elevate sono stati collegati anche a rischi cancerogeni.
Tra le cialde che hanno ricevuto un giudizio negativo a causa della presenza di acrilammide e/o residui di pesticidi, spiccano marchi noti come Lavazza, oltre a prodotti distribuiti da Aldi e Penny.
Un ulteriore aspetto messo in luce dal test è la scarsa trasparenza delle catene di approvvigionamento. Solo 4 dei 21 produttori hanno fornito informazioni complete sulle loro filiere, evidenziando una significativa mancanza di chiarezza da parte della maggioranza dei marchi testati.