Demenza e difficoltà di memoria, attenzione: nessuno lo sa ma prendere questi comuni farmaci ne aumenta il rischio!
La demenza, tradizionalmente vista come una conseguenza naturale dell’invecchiamento, rivela un legame sempre più evidente con l’uso di farmaci comuni. Questa relazione, oggetto di crescente attenzione scientifica, solleva interrogativi cruciali sulle pratiche di prescrizione e sull’impatto dei farmaci sulla salute cognitiva. Attraverso una serie di ricerche e studi, emergono chiaramente i rischi associati all’uso prolungato di determinati farmaci, specialmente negli anziani.
Farmaci collegati ad un maggior rischio di demenza: quali sono gli studi associati?
La demenza, tradizionalmente associata all’invecchiamento, può talvolta essere causata anche da farmaci, come dimostrano diversi studi scientifici condotti in questo ambito.
La demenza indotta dai farmaci rappresenta una forma reversibile di deterioramento cognitivo, distinguendosi dai più comuni disturbi neurodegenerativi. Numerose ricerche hanno identificato diversi tipi di farmaci che aumentano il rischio di demenza. Tra questi, spiccano gli anticolinergici, gli antiepilettici, i farmaci oncologici e i sedativi-ipnotici. Recentemente, anche gli antidepressivi sono stati associati a un potenziale rischio di demenza.
Il dottor Peter Breggin, psichiatra autorevole nel campo della psicofarmacologia, ha sottolineato che la maggior parte dei farmaci in commercio presenta un certo grado di neurotossicità, che può manifestarsi attraverso effetti collaterali cognitivi e neurologici. Va notato che non tutte le persone sono ugualmente suscettibili agli effetti neurotossici dei farmaci; tuttavia, gli anziani e coloro che presentano deficit cerebrali sono particolarmente vulnerabili.
Con l’aumentare delle patologie legate all’età e della conseguente prescrizione di farmaci per trattare i vari sintomi, gli anziani sono esposti a un maggior rischio di assumere farmaci dannosi per le loro funzioni cognitive. Ad esempio, alcuni farmaci prescritti per il morbo di Parkinson sono associati al rischio di demenza poiché agiscono bloccando l’acetilcolina nel cervello, un meccanismo utile per mitigare i sintomi del disturbo.
Ulteriori studi hanno evidenziato che gli inibitori della pompa protonica, comunemente utilizzati per trattare il reflusso gastrico, aumentano del 44% il rischio di demenza nelle persone che li assumono.
Quali sono i farmaci responsabili di un maggior rischio di demenza secondo lo studio?
Tra i farmaci maggiormente coinvolti nella comparsa della demenza si annoverano gli anticolinergici, che agiscono bloccando il rilascio di acetilcolina. Studi condotti già negli anni ’70 hanno dimostrato che l’assunzione di tali farmaci da parte di giovani adulti ha portato a sintomi simili alla demenza, con difficoltà di memoria e apprendimento.
Oltre agli anticolinergici, sono stati individuati anche altri farmaci, come gli antidepressivi, gli antiepilettici, i sedativi-ipnotici e gli oppioidi, che aumentano il rischio di demenza. Questi farmaci, tutti classificati come psicoattivi, possono influenzare il funzionamento del cervello e aumentare il carico complessivo di neurotossicità, contribuendo così alla comparsa di effetti collaterali come delirio e demenza.
Nonostante gli sforzi dei farmaci psicoattivi nel “correggere” gli squilibri chimici del cervello, rimane ancora poco chiaro quale sia lo stato normale del cervello. Secondo il dottor Breggin, tali farmaci, anziché correggere gli squilibri, potrebbero in realtà causare ulteriori disadattamenti.