Barista chiede “3 euro” per scaldare a bagnomaria il latte nel biberon: scoppia la polemica!
In Italia negli ultimi mesi si è scatenata l’ira dei consumatori. L’ultima notizia risale a pochi giorni fa da parte di una coppietta di turisti romani, in vacanza nella bella località balneare Vieste in Puglia in provincia di Foggia. Un fatto che ha sconvolto non solo i turisti, ma ha scatenato una gran polemica sui social. Alla coppia è stato chiesto il pagamento di ben 3 euro per riscaldare un biberon col latte per il proprio bambino.
Barista chiede “3 euro” per scaldare a bagnomaria il latte nel biberon: scoppia la polemica. A raccontarlo è l’associazione Giustitalia!
Questo è quanto accaduto qualche giorno fa in Puglia. Ilaria D.R., una mamma romana di 38 anni, prima di recarsi in spiaggia, dopo che suo marito l’aveva accompagnata con l’auto presso un tratto di spiaggia libero, ha chiesto di farsi riscaldare il biberon col latte del bambino di poco più di un anno in un bar del chiosco sul lungomare.
Il barista del chioschetto chiede 3 euro per riscaldare a bagnomaria il biberon col latte di un bimbo. Dopo l’avvenuto pagamento, non rilascia nessun scontrino o ricevuta fiscale.
La vicenda è stata subito segnalata dalla mamma e dal papà del bambino all’associazione.
“Il chioschetto – precisano da Giustitalia – pur essendo una struttura privata che esercita attività commerciale, e che quindi ha sicuramente diritto di ‘guadagnare’, essendo ubicato proprio nelle vicinanze di una rinomata spiaggia, è come se svolgesse, quantomeno di fatto, una somministrazione di cibo, bevande ed “assistenza” alimentare varia turistica in regime di quasi ‘monopolio’ nei confronti dei villeggianti che necessitano di approvvigionamento – a volte anche di semplice cibo ed acqua – o, magari, come in questo caso, di un semplice “servizio” di assistenza.
Imporre ad una famiglia il “prezzo” di 3 euro per riscaldare un biberon col latte di un bimbo a “bagnomaria” è un’intollerabile speculazione economica ai danni dei consumatori.
Ma quello che fa ancora più arrabbiare è il fatto che al pagamento dei 3 euro richiesti non viene rilasciato alla famiglia nessuno scontrino fiscale. L’associazione ha subito segnalato la vicenda al Garante per la sorveglianza sui prezzi e al Comune di San Teodoro per procedere agli opportuni provvedimenti alla vicenda.